Tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 sono iniziati i lavori delle rappresentative del calcio a 11, che hanno come obiettivo formare le rose per il Torneo delle Regioni, in programma in Calabria dal 28 maggio al 4 giugno. Coordinati dal responsabile Checco Fele i tecnici federali, Giorgio Melis per la categoria Juniores, Paolo Busanca per gli Allievi e Maurizio Erbì per i Giovanissimi, sono attualmente impegnati nei raduni di preparazione al torneo (l’ultimo si è svolto mercoledì 27 gennaio), dove visionano direttamente i ragazzi convocati in vista delle selezioni che avverranno nei prossimi mesi. I tre allenatori raccontano com’è iniziato il percorso delle loro rappresentative e quali sono gli obiettivi prefissati da qui a giugno.
– Com’è stato l’inizio delle attività della rappresentativa?
Paolo Busanca Per me questo è il terzo anno in rappresentativa e quindi non si tratta di una novità, è tutto già conosciuto. La novità è stata il cambio di categoria, che devo dire mi ha piacevolmente sorpreso perché ho trovato negli Allievi un livello tecnico elevato. Prima ho fatto due anni con la Juniores e non avevo avuto niente a che fare con gli Allievi, quindi c’era curiosità di sapere il livello dei più giovani ed è stata una bella sorpresa.
Maurizio Erbì L’inizio è stato un po’ emozionante perché è un’esperienza nuova che volevo fare, comunque sta procedendo molto bene. C’è stato un impatto positivo perché era una bella sensazione quella di poter avere a che fare con la rappresentativa sarda, è ovvio che come tutte le cose all’inizio ci vuole qualche giorno per conoscere ciò che si sta andando a fare, ma dopo ho visto che si lavora a meraviglia, lo staff dirigenziale mi ha messo a mio agio e i rapporti sia con la federazione sia con i ragazzi sono improntati al rispetto. Quando c’è rispetto si lavora bene e in serenità.
Giorgio Melis Inizialmente si è trattato di vedere tantissimi ragazzi, nei primi cinque raduni abbiamo visto intorno ai 250 ragazzi, perciò si è cercato di fare in modo di non perdere nessuna risorsa utile per formare il gruppo che diventerà parte integrante della squadra per il Torneo delle Regioni.
– Da quali categorie sono arrivati i ragazzi più interessanti?
P. B. Trattandosi di Allievi sono le più disparate, non c’è una categoria standard come Eccellenza o Promozione. I ragazzi provengono sia dalle semplici categorie giovanili, ossia dalle società che fanno solo settore giovanile, sia da chi invece ha la prima squadra in Eccellenza o Promozione. Il panorama è abbastanza variegato.
M. E. Sicuramente la categoria Giovanssimi Élite è quella che fornisce i ragazzi più evoluti, perché competono in un campionato di livello superiore rispetto agli altri, però siamo aperti anche ai campionati regionali e provinciali perché un ragazzo può comunque arrivare anche da quelle categorie. Noi dobbiamo sempre avere le antenne accese e non trascurare nessuno ricevendo tutte le segnalazioni dai collaboratori, peraltro la FIGC sta cercando di allargare il numero delle collaborazioni per darci una mano e far arrivare più ragazzi possibili, perché più ne arrivano e più si riesce a valutare il maggior numero di ruoli possibili. Le società ci stanno mandando i ragazzi che ritengono più meritevoli e ci hanno già dato una grossa mano, adesso sta a me e ai miei collaboratori individuare le lacune in quei ruoli dove ci servono altri ragazzi, come ho detto prima siamo un gruppo aperto, in base alle segnalazioni e alle partite che vedo ogni domenica (una-due a settimana) individuo altri ragazzi che si sono già dimostrati molto competitivi e molto validi. È ovvio che il mio rapporto sia importante perché vedo come si rispettano i ruoli, c’è stata una carenza in tal senso e la stiamo risolvendo grazie all’aiuto di altre persone che stanno dando una mano.
G. M. Chiaramente il campionato di Eccellenza è quello dove il livello è più alto, però noi abbiamo fatto un lavoro di scouting per trovare anche ragazzi di Promozione e Prima Categoria, in modo da dare la possibilità a tutti di mettersi in mostra. L’Eccellenza, ovviamente, è la categoria che ci darà i giocatori con i valori tecnici più importanti.
– Dal 28 maggio al 4 giugno ci sarà il Torneo delle Regioni. Quali sono le aspettative?
P. B. Essendo una categoria nuova per me diciamo che non ho aspettative particolari, nel senso che non conosco quello che troveremo al Torneo delle Regioni in questa categoria. So solo che il livello a mia disposizione mi sembra elevato, bisogna vedere quello delle altre. Con la Juniores il primo anno siamo arrivati secondi mentre nel secondo siamo stati eliminati al primo turno.
M. E. Le aspettative sono intanto di creare un gruppo omogeneo ed equilibrato, vogliamo andare lì per divertirci e per toglierci delle soddisfazioni, se riusciamo a creare un gruppo di ragazzi che sta bene e che esprime delle buone potenzialità cercheremo ovviamente di arrivare il più in alto possibile. Nello sport bisogna sempre competere per vincere, non vuol dire che stiamo andando lì obbligatoriamente per vincere ma per dare il meglio di noi stessi, poi se c’è uno più bravo bisogna applaudirlo però noi dobbiamo entrare in campo per vincere.
G. M. Si spera di far bene, dove arriveremo è ancora presto per dirlo e per poter ipotizzare qualunque traguardo. Noi però non ci poniamo limiti, dobbiamo dare il massimo delle nostre possibilità e al momento non le conosciamo, quindi si andrà lì per andare avanti il più possibile.
– Qual è il grado di preparazione dei ragazzi fra chi arriva dalla prima squadra e chi arriva dalle giovanili?
P. B. Più che grado di preparazione parlerei di un pizzico di cattiveria agonistica ed esperienza in più da chi gioca anche in prima squadra. Chi fa solo le categorie giovanili, pur avendo un livello tecnico elevato, ha un po’ meno di esperienza in tal senso. Gli Allievi che già militano nell’ambito della prima squadra o che sono già titolari sono almeno una decina. Non sono pochi, va dato merito alle società che pur trattandosi di giocatori nati nel 1999 o anche 2000 scelgono di far giocare dei giovani. Questa è l’unica via per sopravvivere.
M. E. Ormai diciamo che stiamo iniziando un percorso per far arrivare i ragazzi in prima squadra, speriamo il più alto possibile. Per me il campionato di riferimento è il campionato Élite, ma è normale perché è come parlare dell’Eccellenza per la prima squadra, si presume che un giocatore che chi fa il titolare in queste categorie possa essere più adatto e collaudato per una rappresentativa. Il campionato Élite è un po’ il nostro punto di riferimento, ci sono delle differenze sotto l’aspetto mentale e per quanto riguarda l’attenzione, si inizia a vedere un ragazzo più evoluto e già indirizzato verso una carriera ad alto livello. Si vede che i ragazzi hanno una determinata serietà e che hanno qualcosa in più, però questo non vuol dire che gli altri ragazzi non siano validi, soltanto si vede una differenza perché il campionato è di categoria superiore e fa crescere più in fretta. Un ragazzo che cresce in un campionato provinciale può essere bravo e far parte della rappresentativa ma magari gli serve un po’ di tempo per arrivare alla condizione fisica e mentale dei ragazzi del torneo Élite.
G. M. Sulla preparazione, più che differenze tra prima squadra e settore giovanile, abbiamo un problema che stiamo cercando di risolvere: l’interruzione dei campionati Juniores un mese prima del torneo, visto che si concluderanno nella prima metà del mese di aprile. Sarà un momento delicato, dove bisognerà aumentare gli allenamenti per far arrivare i ragazzi pronti all’appuntamento, visto che si giocherà tutti i giorni. Bisogna arrivare pronti al torneo e perciò dovremo prepararci al meglio per colmare questo divario dovuto alla conclusione anticipata della stagione.
– Quali reparti sono più sguarniti rispetto ad altri?
P. B. Per ora stiamo finendo di scandagliare tutto il territorio quindi non è ancora tutto definito, ma mi sembra che nel settore difensivo ci siano possibilità di migliorare. Qualcosa abbiamo trovato ma c’è ancora da completare la rosa, ci sono molti centrocampisti e molti attaccanti ma per quanto riguarda i difensori qualcosa in meno.
M. E. I ruoli più sguarniti che avevamo sono quelli esterni, sia bassi di difesa sia alti di centrocampo, perché c’erano già delle carenze e anche tramite le segnalazioni delle società sono arrivati altri ruoli. Da qui è iniziato il mio lavoro di ricerca per reclutare giocatori nelle posizioni carenti, adesso stiamo gradualmente riducendo questa problematica.
G. M. Vedendo i raduni più o meno riusciamo a completare la rosa, siamo abbastanza omogenei. Riusciamo a coprire tutti i ruoli, però fra quattro mesi potrebbe succedere qualsiasi cosa. Momentaneamente siamo completi, ci sono diverse opzioni, magari abbiamo più abbondanza come attaccanti e centrocampisti esterni, soprattutto da parte dei fuoriquota di Eccellenza (dove c’è l’obbligo di giocare con i ’97 e ’98) e Promozione.
– Come riesce a conciliare la sua professione col ruolo di tecnico federale?
P. B. È facilmente conciliabile, l’impegno chiaramente non è lo stesso rispetto all’impegno con la squadra di club e quindi i raduni sono per ora due al mese, uno ogni quindici giorni, è un impegno relativo. La mia professione è quella di avvocato, ho sempre allenato squadre di club e mi sono sempre arrangiato, nel senso che ho sempre trovato uno spazio per il calcio.
M. E. Diciamo che da questo punto di vista molto bene, perché io che ho fatto l’allenatore in Eccellenza e Promozione ero già abituato a fare tre-quattro allenamenti a settimana, quindi è chiaro che la richiesta da parte della Federazione di fare due raduni al mese sia comunque più limitata rispetto agli impegni che avevo prima. Riesco a conciliare molto bene le cose e adesso vorrei fare in modo di avere tre raduni al mese, perché avvicinandoci al Torneo delle Regioni sarebbe meglio vederci più spesso e incidere maggiormente come selezionatore, formando il gruppo squadra che poi deve avere ovviamente le conoscenze per poter affrontare al meglio questa manifestazione, altrimenti il mio ruolo sarebbe troppo riduttivo. Bisogna dare a questi ragazzi un’idea di gioco sia difensiva sia offensiva, sennò non si riesce a dare quello per cui siamo stati chiamati. Vista la qualità e l’esperienza dei tecnici feerali è meglio sfruttarla per affrontare la manifestazione nel migliore modo possibile. Io faccio l’odontotecnico, mi occupo di protesi dentali e faccio l’allenatore da più di vent’anni, ho fatto il primo campionato di Promozione nella stagione 1993-94.
G. M. Attualmente non ho un incarico come allenatore di club, ho fatto tre mesi a Tortolì a inizio stagione ma poi non ci sono state più le condizioni per proseguire. Sono andato in pensione come responsabile amministrativo della Regione Sardegna, mi occupo di una scuola calcio a Carbonia dove sono direttore tecnico, vado al campo quando sono libero ma professionalmente faccio l’allenatore al 100%. Faccio calcio e vivo di calcio dalla mattina alla sera, ho seguito il settore giovanile del Cagliari per sedici anni fino a giugno 2015 allenando le varie categorie fino alla Primavera e con un’esperienza da allenatore in Serie A nella stagione 2009-2010. Con me sono passati diversi giocatori poi diventati professionisti, da Francesco Pisano a Marco Sau passando per i vari Marco Mancosu, Mauro Vigorito, Simone Aresti, Nicolò Barella e Alessandro Deiola, nel 2004-2005 con la Primavera avevamo raggiunto i play-off dove eravamo stati eliminati dalla Roma di Okaka e Rosi che poi vinse il titolo.